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Calvizie

Calvizie, miniaturizzazione dei capelli causa dell’alopecia androgenetica

La calvizie è una condizione patologica provocata da cause sconosciute e che vede la perdita dei capelli progressiva, parziale o totale.

Le calvizie possono essere di diversi tipi, ne ricordiamo di seguito alcuni:

 

La calvizie androgenetica

La forma più diffusa di calvizie è quella androgenetica, anche detta calvizie comune, alopecia androgenetica e alopecia ereditaria; dal momento che questa patologia viene spesso vissuta da chi ne è affetto come grave peggioramento del proprio aspetto, essa può provocare disagi psicologici non indifferenti nelle relazioni psicosociali. Non ha invece alcuna influenza sull’aspettativa di vita. Può colpire sia le donne che gli uomini, ma questi ultimi sono nettamente prevalenti.

 

Calvizie comune, assottigliamento dei capelli.

La calvizie, secondo le stime, interessa prevalentemente i soggetti di razza caucasica, dei quali ne sono colpiti circa l’80% dei maschi adulti a partire dai 30 anni. E’ proprio tra i 30 e i 40 anni che il problema affiora per circa il 50% dei soggetti, ma in alcuni casi particolarmente gravi il fenomeno può essere molto più precoce. Cinesi e giapponesi sono i meno colpiti da questa patologia e anche gli uomini di razza nera lo sono molto poco. Data l’altissima incidenza della calvizie nei soggetti di razza caucasica, alcuni autori hanno supposto che si tratti di una condizione parafisiologica invece che patologica.

 

Gli studi riguardo le cause della calvizie hanno portato a credere che questa sia connessa a specifici fattori ormonali e genetici. La definizione di una calvizie come “androgenetica” nasce proprio dall’unione di queste due cause supposte: “androgeni” (gli ormoni maschili) e “genetico” (la genetica del soggetto). Alcuni studi hanno mostrato che la calvizie non può esserci in mancanza di ormoni androgeni, come nei casi in cui sia avvenuta una castrazione in età pre-puberale o si sia subita un’operazione di orchiectomia. Per questo si ritiene probabile che la calvizie sia un’informazione genetica a cui deve necessariamente legarsi la presenza degli ormoni androgeni. La calvizie androgenetica può colpire anche le donne quando il loro livello di ormoni androgeni è particolarmente alto a causa di malattie surrenaliche e/o ovariche. Questo causa loro anche altri problemi, ad esempio disturbi del ciclo mestruale e irsutismo.

 

Non sempre i soggetti affetti da calvizie presentano un livello di ormoni androgeni particolarmente alto, anzi spesso la quantità totale di testosterone si riduce, anche se aumenta la sua frazione libera. Il livello che invece sempre si alza è quello del diidrotestosterone (DHT) un ormone che deriva da una trasformazione del testosterone effettuata dall’enzima 5-alfa-reduttasi. La presenza del diidrotestosterone comporta inizialmente che i capelli crescano più fini e meno lunghi e poi che non ne crescano più abbastanza da coprire l’intero cuoio capelluto. Questo significa che le fasi catagen (di involuzione) e telogen (di riposo) dei capelli si allungano e viceversa si accorcia la fase anagen (di crescita).

 

Oltre a questa, altre possibili cause della calvizie possono essere una diminuzione delle proteine atte a trascinare gli ormoni androgeni nel flusso sanguineo (Sex Hormone Binding Globulin, SHBG) oppure una diminuzione degli enzimi “aromatasi follicolari”, che dovrebbero trasformare il testosterone in estrogeni.

A seconda del sesso della persona in cui si presenta, la calvizie comune si manifesta in modi diversi. La calvizie non colpisce le donne nella zona temporale, ma in loro è evidente nella zona frontale e nel vertice. Negli uomini invece il diradamento è maggiore nella zona del vertice e nella zona fronto-temporale, la cosiddetta stempiatura. La calvizie comune è spesso accompagnata da desquamazione furfuracea e seborrea.

 

I trattamenti contro la calvizie

 

Esistono diversi trattamenti per combattere la calvizie.

Un primo metodo è il trapianto chirurgico. Inizialmente sono stati fatti dei tentativi per trapiantare al paziente dei capelli sintetici di nylon, ma questi non sono andati a buon fine. Nonostante le terapie antinfiammatorie e cortisoniche infatti, il nylon veniva rigettato sviluppando granulomi e causando infiammazioni. Alla fine, il 20% dei capelli trapiantati cadeva. Per queste ragioni il trapianto chirurgico di capelli viene oggi effettuato prelevando i capelli direttamente dal paziente stesso e si parla quindi di autotrapianto. Si procede estraendo dalla nuca o dalla zona dietro le orecchie un’area di cuoio capelluto delle dimensioni di circa 2cm per 10-20 cm. Quest’area viene poi suddivisa in unità follicolari da impiantare una per una nella zona calva. La percentuale di attecchimento in questo caso è del 90% e possono essere effettuati da 500 a 2000 innesti. I risultati possono essere più o meno buoni e teoricamente risolvere il problema per l’intera vita a seconda della bravura di chi esegue l’intervento. I segni dell’intervento sono comunque poco visibili e scompaiono velocemente. L’autotrapianto non è efficace nel caso di malattie del cuoio capelluto come l’alopecia cicatriziale, mentre è indicato nel caso della calvizie androgenica. Abbiamo trattato più approfonditamente la questione nel nostro articolo “trapianto di capelli”, che vi invitiamo a leggere.

Un secondo metodo, indicato per i casi in cui la calvizie non è ancora particolarmente accentuata, è quello farmacologico. Ai primi stadi della calvizie si può infatti intervenire con lozioni di minoxidil al 2%-5% e con finasteride (1 mg/die). Questo trattamento vale solo per la calvizie maschile, perché il minoxidil è meno efficace sulle donne e la finasteride non è consigliabile.

Infine si può trattare la calvizie esteticamente usando un toupet.

 

Scala Norwood, Ludwig ed Hamilton

 

Tra tutte le scale che sono state inventate allo scopo di misurare quanto la calvizie sia estesa, le più conosciute sono quella Hamilton, quella Norwood e quella Ludwig.

La scala di Hamilton, divisa in cinque livelli, è stata la prima e risale al 1951.

  • Stadio I: preso di per sé, questo stadio non costituisce un sicuro indizio di calvizie. A questo stadio i capelli arretrano simmetricamente nella zona fronto-temporale e alle volte arretra anche la linea frontale.
  • Stadio II – Il secondo stadio presenta le stesse caratteristiche del primo, ma più accentuate. Vi è un diradamento del vertice e una maggiore arretramento della linea frontale.
  • Stadio III – Il terzo stadio vede le zone alopeciche anteriore e posteriore unirsi. Così rimane solo una sottile striscia di capelli.
  • Stadio IV – A questo stadio resta solamente una corona di capelli nella zona temporo-occipitale. I capelli sono invece completamente caduti nella zona del vertice e in quella fronto-parietale.
  • Stadio V – Al quinto stadio la corona caratterizzante il quarto stadio si riduce ulterioermente.

 

La seconda scala, divisa questa volta in 7 livelli poi ulteriormente frazionati, fu ideata da Norwood nel 1975 modificando quella di Hamilton. In totale la scala di Norwood prevede 12 suddivisioni:

 

 

  • Stadio I: a questo stadio non si è affetti da calvizie.
  • Stadio II: a questo stadio i capelli arretrano simmetricamente nella zona fronto-temporale. E’ lo stadio corrispondente al primo della scala Hamilton.
  • Stadio IIa: è come lo stadio II, ma è caratterizzato da un maggiore dell’arretramento della linea frontale.
  • Stadio III: a questo stadio vi è un maggiore arretramento nella zona fronto-temporale. Equivale allo stadio I della scala Hamilton.
  • Stadio IIIa: è come lo stadio III, ma è caratterizzato da un maggiore arretramento della linea frontale.
  • Stadio III vertex: è come lo stadio II della scala Hamilton e come quelli III e IIIa della scala Norwood, ma è caratterizzato in più dal diradamento del vertice.
  • Stadio IV: il quarto stadio della scala Norwood è simile al III della scala Hamilton, solo meno accentuato. A questo stadio resta, tra le zone alopeciche anteriore e posteriore, una striscia di capelli.
  • Stadio IVa: a questo stadio la linea dell’attaccatura anteriore arretra fino alla virtuale linea che intercorre tra le estremità delle orecchie. Scompare la striscia di capelli dello stadio IV e potrebbe esserci un diradamento nella zona del vertice.
  • Stadio V: è come lo stadio III della scala Hamilton e come quello IV della scala Norwood, ma più accentuato.
  • Stadio Va: è come lo stadio IV della scala di Hamilton, solo un po’ meno accentuato, e simile al IVa della scala Norwood.
  • Lo stadio VI è come lo stadio IV della scala Hamilton
  • Lo stadio VII è come lo stadio V della scala Hamilton.

 

Molti uomini presentano un livello di calvizie della scala Norwood compreso tra lo stadio I e II. Questi stadi non è detto che progrediscano in calvizie più gravi e per questo vengono da alcuni autori definiti come condizione fisiologica di alopecia fronto-parietale maschile. E’ solo dallo stadio III vertex della scala Norwood che si può parlare di vera e propria calvizie. La L’immagine a fine paragrafo mostra graficamente i vari stadi della scala Norwood.

 

 

 

 

La scala ludwig per la calvizie femminile

 

La calvizie femminile viene suddivisa secondo una scala meno articolata rispetto a quelle di Norwood e Hamilton, la scala di Ludwig, divisa in soli tre diversi stadi di diversa intensità. Di seguito i tre tipi di quest’ultima scala:

 

  • Tipo I: questo livello vede un limitato diradamento dei capelli sulla corona. La linea frontale si assesta a circa 1-3 cm dietro la linea frontale. E’ la calvizie più comune nelle donne.
  • Tipo II: a questo livello il diradamento sulla corona aumenta e diventa molto evidente.
  • Tipo III: a questo livello la situazione dei tipi I e II si accentua e il diradamento diventa ancora più consistente. E’ la calvizie meno frequente.

 

L’immagine qui sotto mostra la scala Ludwing suddivisa nei suoi tre tipi.

 

Calvizie psicogena, un problema di psiche?

 

Un’altra forma di calvizie è quella psicogena. Questa viene spesso confusa con l’alopecia androgenetica o con la calvizie androgenetica, poiché queste hanno in comune con essa una produzione di sebo eccessiva. La sovrapproduzione di sebo ha però delle cause diverse nel caso di calvizie psicogena e di alopecia seborroica. Nel primo caso, la seborrea è una causa indiretta della caduta dei capelli dovuta allo stress (la calvizie psicogena è spesso conosciuta proprio come “calvizie da stress”), mentre nel secondo ne è la causa diretta.

La calvizie psicogena è caratterizzata dalla caduta dei capelli, da prurito, dermatite seborroica e dolore alla tricodinia (la cute dei capelli). Abbiamo scritto un articolo intitolato “stress” nel quale presentiamo alcuni suggerimenti per risolvere il problema, tenendo a mente che l’unica soluzione davvero efficace è l’eliminazione di ciò che causa lo stress.

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